Continuavo a baciare quei piedi sublimato da quella sensazione di impotenza e sottomissione che provavo.
Fede: "Simo, non credi che faccia caldo oggi? che dici una rinfrescatina ai piedi ci vorrebbe?"
Simo: "Ora vuoi farteli anche leccare? Ma sì, dai, tanto il tuo fratellino è così servizievole".
Fede: "Sentito? Ora porta una sedia, appoggiaci i miei piedi sopra e leccali tutti. Fai presto pisellino".
Feci immediatamente quanto ordinatomi e iniziai a leccare quei bei piedi. Erano un po' sudati, ma ormai avevo perso qualsiasi freno inibitorio. Leccavo la pianta, le dita una ad una e in mezzo alle dita. Mia sorella mi guardava con una aria di vittoria, di superiorità e spesso vedendomi cacciare fuori la lingua era lei stessa a muovere il piede quasi a volerselo pulire.
Dopo buoni venti minuti Fede mi tira un calcio in pieno volto e mi dice di smetterla.
Fede: "ora però credo che Simo sia un po' gelosa, perchè non lecchi i piedi anche a lei? anzi, mentre lo fai devi essere nudo, così può farsi anche due risate con quel tuo cosetto".
Simo: "Sì, sono curiosa di vederlo, se davvero è piccolo devi imparare a servire le donne in altri modi, magari leccando loro i piedi e posso farti fare un po' di esercizio".
Mi alzai e davanti a loro presi a spogliarmi. Quando mi tolsi gli slip sentii la fragorosa risata di Simona.
Simo:"Di certo non puoi far godere una donna con quel cosetto"
Mi sentivo umiliato come non mai e mi gettai di scatto ai suoi piedi. Ero inginocchio con quel piede calzato che mi dondolava davanti. Le tolsi la scarpa, la baciai e le dissi: " hai ragione, sono solo un pisellino e non sono neanche degno di leccare i tuoi piedi, grazie per concedermi questo onore".
Fede: "Ma guarda te, ora si umilia anche da solo, mi sa che gli piace a questo frocetto".
Aprii la bocca e avvolsi il piede di Simona. Leccavo come un cane, succhiavo quel piede mentre Simona muoveva le dita dentro la mia bocca. Passarono dieci minuti quando Simo mi ferma e con lo stesso piede mi da un calcio nelle palle.
Simo: "tanto queste non ti servono".
Mi accasciai a terra e dolorante baciavo la sua scarpa ancora poggiata a terra.
Fede: "bene, ora puoi andare. I soldi non te li do, ma come premio useremo te quando dovremo lavarci i piedi".
Mi alzai e me ne andai mentre loro due pensavano a come mi avrebbero umiliato la prossima volta.
mercoledì 18 luglio 2007
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